Le attività di immissione della coturnice sviluppate a partire dal 2007 dall’Ambito Territoriale di Caccia Aree Contigue al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, si collocano in continuazione di un programma di gestione della Coturnice avviato dall’Assessorato Caccia e Pesca della Provincia di Salerno già nel 1999.
Nel corso di questi 9 anni sono stati sviluppati e messi a punto diversi aspetti tesi a favorire la formazione di popolazioni stabili di coturnice in diverse aree del territorio provinciale. In particolare, avvalendosi della consulenza scientifica di ricercatori dell’Università Federico II di Napoli, è stato sviluppato e attuato un protocollo scientifico i cui punti fondamentali sono di seguito indicati e riassunti:
1) Individuazione delle aree ancora idonee alla Coturnice
Con l’ausilio di attuali metodiche GIS e sopralluoghi in campo sono state identificate aree ecologicamente idonee alla coturnice ove attuare le immissioni.
2) Scelta dei capi da immettere.
La conservazione del patrimonio genetico delle popolazioni autoctone ancora presenti nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ha nel corso di questi 10 anni rappresentato l’elemento centrale nella scelta dei capi da immettere. Nell’impossibilità di utilizzare animali selvatici appenninici per le immissioni è stato ricercato un allevamento che producesse coturnici pure e concaratteristiche genetiche compatibili con le popolazioni appenniniche. L’allevamento Urogallo di Asiago dei Fratelli Paganin ha atteso alla necessità sopra esposte. Quest’ultimo ha scrupolosamente seguito le direttive definite dai ricercatori dell’Università di Napoli, attuando un programma di produzione, che mediante incroci con individui appartenenti a popolazioni selvatiche appeniniche, generasse un numero significativo di individui con caratteristiche genetiche sempre più vicine alle popolazioni cilentane. Indicazioni rilevante sono state date anche a proposito delle modalità di alimentazione e sulla costituzione delle brigate. Per ciascuno degli anni di immissione, la scelta e l’utilizzo dei capi immessi è sempre stata preceduta da una specifica analisi genetica su un campione significativo dei capi allevati che ne verificasse purezza, compatibilità genetica con le popolazioni autoctone appenniniche e variabilità genetica.
3) Modalità di immissione (ambientamento in parchetto e lancio diretto)
Diverse modalità di rilascio sono state attuate nel corso degli anni al fine di valutarne l’efficacia e definire un adeguato protocollo di rilascio.
4) Verifica delle immissioni effettuate
Mediante censimenti nelle diverse aree di rilascio è stato possibile verificare il successo delle immissioni. Fondamentale il contributo offerto dai fruitori stessi delle aree montane (cacciatori, pastori ecc.,) che hanno verificato nel tempo i risultati delle immissioni. Diverse sono le località dove attualmente si registra la presenza di piccoli nuclei stabili e autosufficienti.
5) Attuazione di attività di immissione tese a l’incremento o la formazione di popolazioni stabili di coturnice.
Sulla base delle verifiche delle attività di immissione sono state nei diversi anni programmati i successivi piani di lancio con l’intento di mantenere ed incrementare i nuclei costituitesi in alcune aree del territorio e favorirne la formazione in altri. In tale ottica, utilizzando il protocollo sperimentato e definito nel corso dei precedenti anni, sono state attuate le immissioni di coturnice nelle aree contigue al parco Nazionale del Cilento dall’ATC2.
La Specie
La Coturnice (Alectoris graeca) è un galliforme di medie dimensioni distribuito in Italia, lungo l’arco Alpino e l’Appennino centro meridionale fino alla Sicilia, e nei Balcani fino alla Grecia. Specie sedentaria è tipica degli ambienti montani caratterizzati da praterie con rocce affioranti, pascoli, con vegetazione a macchia arbustiva bassa e talvolta con inclusi di foresta a faggio, carpino e larice.
Occupa una fascia altimetrica compresa tra gli 800 ed i 2500 m sul livello del mare. Raramente scende a quote più basse. Casi eccezionali si registrano in inverni particolarmente rigidi quando alla ricerca di cibo individui possono spingersi al di sotto degli 800 metri di altitudine. Predilige i versanti esposti a Sud, Sud-Est o Sud- Ovest probabilmente perché più sottoposti alla luce del sole risultano meno ricoperti da neve durante l’inverno. Specie dalle abitudini schive vive in gruppi in inverno ed in coppia durante la stagione riproduttiva.
I gruppi, brigate, sono composti da 15-20 individui. Spesso si tratta di un nucleo familiare (la coppia ed i giovani non accoppiati. Durante inverni particolarmente rigidi più brigate possono unirsi formando gruppi anche di 40 individui. Con il sopraggiungere mente rigidi più brigate possono unirsi formando gruppi anche di 40 individui. Con il sopraggiungere della primavera, tra febbraio e marzo, le brigate si sciolgono ed i maschi scelgono e difendono con il loro caratteristico canto un area per la riproduzione.
La Coturnice è una specie monogama che depone una sol a covata per stagione, composta da 8-14 uova che la femmina cova per circa 25 giorni. A partire dagli anni ’50 questa specie ha evidenziato un graduale declino in tutto l’areale di distribuzione. Le cause di ciò si ritiene siano diverse. La trasformazione degli habitat a seguito dell’abbandono delle attività agropastorali delle aree montane, la pressione venatoria ed il bracconaggio, la diffusione di agenti patogeni a seguito dell’introduzione di specie alloctone, i cambiamenti climatici hanno, in misura diversa e sicuramente concomitante, contributo alla riduzione numerica della Coturnice. In Italia, il declino della specie ebbe inizio nel periodo successivo la seconda guerra mondiale. Questo risulta particolarmente evidente nella aree dell’Appennino centro meridionale, dove nel corso dei decenni, la perdita di habitat idonei alla specie ha contribuito a rendere
disconnesse ed isolate le rarefatte popolazioni oggi presenti.
In Campania, popolazioni autoctone sono note su alcuni dei principali massicci montuosi del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Date le piccole dimensioni di tali nuclei ed il loro relativo isolamento è impossibile sperare in una loro rapida espansione nelle aree montuose della provincia di Salerno senza un adeguato programma di gestione e conservazione che preveda opportuni piani di immissione faunistica e, laddove necessario, miglioramenti ambientali. In tale contesto ed a seguito di quanto sviluppato nell’ultimo decennio, si innesta il progetto sperimentale di immissione della Coturnice sviluppato dall’Ambito Territoriale di Caccia delle aree contigue al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Tale progetto, nel rispetto delle caratteristiche genetiche delle popolazioni di Coturnice, ha previsto l’individuazione di aree con caratteristiche ambientali che rispondessero alle esigenze ecologiche della specie e la successiva immissione di individui al fine di ricostituirne popolazioni vitali.
Il reperimento dei capi da immettere,è stata un’operazione particolarmente delicata ed ha fatto riferimento ad una allevamento che lavora e sviluppa ricerche su coturnice orma da diversi decenni. L’Allevamento Urogallo dei Fratelli Paganin (Asiago) ha già in passato provveduto alla produzione di specifici capi da immettere nelle aree del salernitano ed è stato seguito da uno screening genetico che si estende ormai da 9 anni. Sono stati esaminati 100 esemplari di coturnice scelti casualmente su una totale di 1000 pronti ad essere immessi. I campioni sono stati analizzati mediate sequenza nucleotidica del DNA ed è stato appurata l’appartenenza alla specie Alectoris graeca. Tale popolazione può quindi ritenersi adeguata ad operazioni di immissioni nel territorio della provincia di Salerno. Tale attività rientra nelle operazioni di caratterizzazione genetica del Laboratorio di Genetica della Fauna Selvatica presso l’Università di Napoli Federico II che è stato finanziato dall’Ambito Territoriale di Caccia delle aree contigue al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Verbali d’immissione
In data 15 maggio 2008 è stata realizzata l’immissione di 1000 individui di Coturnice in 14 siti dell’Ambito Territoriale di Caccia.
Prima del rilascio sul territorio, le coturnici sono state sottoposte a controllo sanitario eseguito da un veterinario dell’USL competente di zona. Secondo il programma di immissione precedentemente definito, le coturnici sono state distribuite alle squadre impiegate nelle attività di liberazione che con opportuni mezzi autorizzati hanno proceduto al trasporto degli animali nei differenti siti di immissione. Ciascuna delle squadre di lancio era composta da guardie venatorie volontarie, rappresentati del mondo venatorio e zoologi esperti.
Nei siti di rilascio, le scatole contenenti le coturnici sono state disposte in modo tale da rispettare i seguenti punti:
- distanti dal margine del bosco al fine di evitare che coturnici disorientate al momento del rilascio trovassero rifugio nel sottobosco dove potrebbe essere più facile l’incontro con predatori terrestri (ad es. volpi);
- in aree con rocce affioranti e presenza di vegetazione arbustiva bassa tale da offrire riparo al sopraggiungere della notte e da eventuali predatori aerei;
- in aree con presenza di una cotica erbosa bassa tale da offrire la possibilità agli individui immessi di reperire cibo idoneo;
- posizionamento delle casse con apertura rivolta verso la sommità del versante in maniera tale da indurre le coturnici ad allontanarsi dai siti di rilascio in direzione di quote più elevate.
Ciascuno degli operatori dopo aver opportunamente posizionato ed aperto le scatole si è allontanato e disposto ad una distanza tale da poter seguire l’uscita delle coturnici dalle scatole senza disturbarle e spaventarle. Le precauzioni adottate sono state tali da far si che gli animali fuoriuscissero dalle scatole camminando in modo tale che ciascun gruppo potesse rimanere e disperdersi in maniera compatta. In particolare, le attività sono state realizzate in maniera da impedire che gli animali si allontanassero volando cosa che li avrebbe portati a disperdersi verso basse quote in maniera singola e del tutto casuale. Sono state annotate, la località, il toponimo della località, data, ora del rilascio, numero di casse, numero di individui presenti per ciascuna cassa, numero di individui vivi ed eventualmente morti, presenza e numero di uova. E’ stato, inoltre, riportata la modalità con la quale gli animali sono usciti dalle casse, nonché le direzioni rispetto ai quattro punti cardinali verso le quale gli individui si sono allontanati. Tale dato potrebbe rappresentare un utile elemento di conoscenza per un successivo censimento della specie in ciascun sito di lancio. Spesso il numero ridotto di individui censiti nelle aree di rilascio non rappresenta la verifica di un insuccesso delle operazioni di immissioni.
I censimenti dovrebbero essere estesi alle aree circostanti tenendo conto che la coturnice seppure specie sedentaria può compiere non solo spostamenti altitudinali legati alla presenza di neve sui versanti, ma anche movimenti di diversi km (4-6 km) verso zone ad essa più idonee per la riproduzione o il trascorrere dell’inverno. E’ stata inoltre riportata sulle schede la presenza ed il tipo di pascolo presente e l’eventuale osservazione diretta e o indiretta di potenziali predatori.
Durante il rilascio sono stati osservati i comportamenti mostrati dalle coturnici. Particolare attenzione è stata rivolta alle capacità di reperire cibo e alle attitudini nel volo. In ogni sito si è avuto un positivo riscontro rispetto a questi due parametri comportamentali. Sono stati inoltre osservati comportamenti di corteggiamento. Ciascuna squadra è rimasta nel sito di lascio fino al momento in cui tutte le coturnici sono uscite e si sono allontanate dalle casse. Successivamente le casse sono state raccolte ed è stata verificata la presenza di eventuali individui morti e di uova deposte.
La carta completa dei siti dove è stato direzionato lʼintervento evidenzia chiaramente la distribuzione in corrispondenza di aree montuose a pietraia del territorio Salernitano.