LA FAUNA
La gestione della fauna selvatica ha interessato, in maniera attenta, sia le specie di interesse venatorio sia quelle non oggetto di caccia. Questo perché la politica dell’ATC è sempre stata quello di incrementare i livelli di biodiversità, il numero delle specie con la equipartizione di queste componenti.
I progetti faunistici, sempre approvati dall’Ente Parco, hanno coinvolto la coturnice, il fagiano, la lepre e il controllo delle specie invasive.
L’immissione della coturnice ha coinvolto molto personale locale, tecnici dell’Università ed esperti cacciatori. L’enorme mobilitazione è stata giustificata dalla complessità dell’operazione e dalla delicatezza dei soggetti. Sono stati interessati 14 siti dell’Ambito Territoriale di Caccia.
Prima del rilascio sul territorio, le coturnici sono state sottoposte a controllo sanitario eseguito da un veterinario dell’ASL competente di zona.
Secondo il programma di immissione precedentemente definito, le coturnici sono state distribuite alle squadre impiegate nelle attività di liberazione che con opportuni mezzi autorizzati hanno proceduto al trasporto degli animali nei differenti siti di immissione. Ciascuna delle squadre di lancio era composta da guardie venatorie volontarie, rappresentati del mondo venatorio e zoologi esperti.
Nei siti di rilascio, le scatole contenenti le coturnici sono state disposte in modo tale da rispettare i seguenti punti:
- distanti dal margine del bosco al fine di evitare che coturnici disorientate al momento del rilascio trovassero rifugio nel sottobosco dove potrebbe essere più facile l’incontro con predatori terrestri (ad es. volpi);
- in aree con rocce affioranti e presenza di vegetazione arbustiva bassa tale da offrire riparo al sopraggiungere della notte e da eventuali predatori aerei;
- in aree con presenza di una cotica erbosa bassa tale da offrire la possibilità agli individui immessi di reperire cibo idoneo;
- posizionamento delle casse con apertura rivolta verso la sommità del versante in maniera tale da indurre le coturnici ad allontanarsi dai siti di rilascio in direzione di quote più elevate.
Ciascuno degli operatori dopo aver opportunamente posizionato ed aperto le scatole si è allontanato e disposto ad una distanza tale da poter seguire l’uscita delle coturnici dalle scatole senza disturbarle e spaventarle.
Le precauzioni adottate sono state tali da far si che gli animali fuoriuscissero dalle scatole camminando in modo tale che ciascun gruppo potesse rimanere e disperdersi in maniera compatta. In particolare, le attività sono state realizzate ial fine di impedire che gli animali si allontanassero volando, cosa che li avrebbe portati a disperdersi verso basse quote in maniera singola e del tutto casuale. Sono state annotate il comune, il toponimo della località, data, ora del rilascio, numero di casse, numero di individui presenti per ciascuna cassa, numero di individui vivi ed eventualmente morti, presenza e numero di uova. E’ stato, inoltre, riportata la modalità con la quale gli animali sono usciti dalle casse, nonché le direzioni rispetto ai quattro punti cardinali verso le quale gli individui si sono allontanati. Tale dato potrebbe rappresentare un utile elemento di conoscenza per un successivo censimento della specie in ciascun sito di lancio. Spesso il numero ridotto di individui censiti nelle aree di rilascio non rappresenta la verifica di un insuccesso delle operazioni di immissioni. I censimenti dovrebbero essere estesi alle aree circostanti tenendo conto che la coturnice seppure specie sedentaria può compiere non solo spostamenti altitudinali legati allapresenza di neve sui versanti, ma anche movimenti di diversi km (4-6 km) verso zone ad essa più idonee per la riproduzione o il trascorrere dell’inverno.
E’ stata inoltre riportata sulle schede la presenza ed il tipo di pascolo presente e l’eventuale osservazione diretta e o indiretta di potenziali predatori. Durante il rilascio sono stati osservati i comportamenti mostrati dalle coturnici. Particolare attenzione è stata rivolta alle capacità di reperire cibo e alle attitudini nel volo. In ogni sito si è avuto un positivo riscontro rispetto a questi due parametri comportamentali. Sono stati inoltre osservati comportamenti di corteggiamento. Ciascuna squadra è rimasta nel sito di lascio fino al momento in cui tutte le coturnici sono uscite e si sono allontanate dalle casse. Successivamente le casse sono state raccolte ed è stata verificata la presenza di eventuali individui morti e di uova deposte.
La carta completa dei siti dove è stato direzionato lʼintervento evidenzia chiaramente la distribuzione in corrispondenza di aree montuose a pietraia del territorio Salernitano.
Le immissioni del fagiano hanno interessato l’intero territorio dell’ATC con una grande mobilitazione di risorse per la effettiva riuscita dell’operazione. Infatti, sono state considerate le preferenze ambientali, l’interazione con altre specie disperse sul territorio salernitano, nonché dell’assenza di altri galliformi.
Abitualmente vengono immessi adulti nei mesi febbraio-marzo, ma recentemente anche di giovani nei mesi di giugno-luglio. È importante sottolineare l’assenza di indicazioni chiare su quali tipi e periodi di immissione risultino più efficaci, in particolare in ambienti mediterranei. Inoltre, le densità delle popolazioni in primavera possono essere elevate in zone protette, ma in aree destinate alla caccia raggiungere livelli molto bassi.
Lo sforzo del ripopolamento e il quantitativo di esemplari immessi in tali aree è stato proporzionato non solo a fattori naturali-ambientali quali mortalità giovanile, successo di cova, dimensioni delle nidiate, ma anche all’intensità dell’azione venatoria.
Considerando che proprio il Fagiano è una delle specie più intensamente cacciate e che le sue popolazioni devono appunto sopperire alla carenza di altre specie come la Starna e la Pernice Rossa, è opportuno incrementare la dimensione delle popolazioni e, di conseguenza, la possibilità di prelievo.
Allo scopo di contribuire al riequilibrio faunistico e al miglioramento ambientale del territorio salernitano, il ripopolamento del fagiano, nonché il rinforzo post-riproduttivo di popolazioni precedentemente disperse in primavera, è stato affrontato mediante metodiche moderne e di sicuro successo.
La lepre europea (Lepus europaeus) rappresenta un elemento faunistico di grande importanza per la popolazione venatoria dell’ATC, questo anche in considerazione delle limitazioni incorse sul cinghiale. E’ stata intenzione programmare la costituzione di una popolazione riproduttiva ed autosufficiente nell’Ambito Territoriale al fine di stabilizzare questo elemento faunistico nelle comunità stanziali. A tal fine, avvalendoci della consulenza del Dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli Federico II, sono state messe in atto una serie di azioni gestionali utili a perseguire tale obiettivo e nel contempo nel rispetto dell’area protetta contigua. Infatti, sono stati utilizzati soggetti di cattura, controllati dal punto di vista sanitario e genetico, sono state predisposte delle aree di riproduzione in cui sarà interdetto il prelievo venatorio e e sono stati avviati studi sulla riproduzione di questa specie sul territorio delle aree contigue.
In considerazione delle predisposizioni emanate dall’ISPRA (prot. 1951 del 18 gen 2010) a proposito della popolazione di lepre italica (Lepus corsicanus) del Parco si è operato nel rispetto di tali suggerimenti ed in particolare secondo immissioni mirate ad evitare il contatto tra queste due specie.
Cornacchie e gazze possono sfuggire al controllo demografico con popolazioni consistenti che predano piccoli passeriformi e mammiferi. Il controllo di queste specie e di altre come la volpe o il cinghiale nel Parco rappresentano degli obiettivi imprescindibili per il nostro comitato che si è posto come imperativo la conservazione della fauna per un corretto sfruttamento venatorio.
Abbiamo attivato piani di controllo valutati dall’ISPRA e stiamo impegnando nostri operatori per la gestione di gabbie di cattura o per la protezione di aree sensibili.